Arriva dalle Marche l’ultima proposta anti contraffazione del vino italiano. Secondo Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), una soluzione potrebbe essere quella di apporre il contrassegno di Stato, ovvero le cosiddette “fascette” obbligatorie in Italia sulle Docg, a tutti i vini.
Nella regione del centro Italia, il contrassegno su Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica – reso obbligatorio a partire dalla vendemmia 2019 su circa 20 milioni di bottiglie – hanno dato il via a maggiori controlli e ingenerato sicurezza nei produttori e nei consumatori.
Un vero e proprio toccasana, dopo lo scandalo del vino bianco generico spacciato per Verdicchio Doc, in vendita nei supermercati Eurospin fra il 2013 e il 2018.
Un’inchiesta per la quale gli imputati di Piceno Food Srl e Tenute del Borgo Srl, cantina di Cossignano, in provincia di Ascoli Piceno, sono stati rinviati a giudizio a fine febbraio 2021, con l’accusa di associazione per delinquere e frode in commercio di prodotti a Denominazione di origine controllata.
Uno scandalo di cui ancora si discute – sottolinea Mazzoni – e che mi spinge a pensare che una forza delle Marche potrebbe essere quella di fascettare tutti i nostri vini. Non perché vogliamo essere i più bravi, bensì perché fascettare tutti i vini italiani potrebbe essere un motivo di garanzia per il consumatore».
«Qualcuno potrebbe dire che è anche possibile apporre fascette contraffatte – ha aggiunto il direttore dell’Imt – ma tra questo e imbottigliare del vino da tavola come Doc, ne passa. La fascetta di Stato sarebbe un deterrente e una garanzia per chi acquista la bottiglia. E anche noi produttori abbiamo bisogno di certezze, quanto i consumatori».
Non nascondo che anche altre Denominazioni stanno facendo riflessioni in quest’ottica. Il fatto che ogni mese siamo in grado di presentare il numero di bottiglie prodotte, diramando i dati agli associati, sta creando curiosità tra i produttori che ancora non hanno a disposizione questo strumento».
LA SVOLTA GREEN
In attesa di “blindare” con il contrassegno di Stato tutti i propri gioielli, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini spinge sul fronte della svolta “green” dell’intero sistema vino italiano.
Il vigneto biologico italiano – sottolinea Alberto Mazzoni – merita maggior attenzione di quanto non ne abbia oggi. Rappresentiamo un quarto degli ettari vitati bio nel mondo, con un’estensione che nell’ultimo decennio è aumentata di oltre il 100%, ma ancora non abbiamo una banca dati sul settore per osservare il fenomeno a partire dai suoi fondamentali, legati a produzione, confezionamento e vendita».
Una richiesta, quella dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, che ha trovato l’appoggio dell’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni: «Sottoporrò l’istanza al ministero delle Politiche agricole – ha commentato – certo che il ministro Stefano Patuanelli e il sottosegretario con delega al vino, Gian Marco Centinaio, ne comprenderanno il valore strategico».
® Riproduzione riservata
sostieni winemag.it
Siamo una testata indipendente gratuita, ma il nostro lavoro ha un costo che la pubblicità fatica a ripagare.
Se credi nell'informazione libera e in un nuovo modo di raccontare il vino italiano, sostienici con un euro al mese.
Dello stesso autore
- L’Italia cresce a Wine Vision by Open Balkan 2024. Veronafiere Vinitaly: «Balcani mercato chiave»
- Cotarella “ferma” la Franciacorta: ecco Chardonnay e Pinot Nero senza bollicine
- Campi Flegrei, 30 anni Dop e formazione: arrivano i corsi Wset
- Valpolicella, percorso ad ostacoli per la sottozona Valle di Mezzane
- Rizzini Franciacorta: un vigneto, un’uva, solo millesimati e lunghi affinamenti
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.